In una sala gremita, alla presenza di autorità civili, militari, imprenditori e rappresentanti delle associazioni di categoria, il 30 marzo si è svolto a Forlì il consueto incontro annuale di presentazione del Rapporto sull’Economia in Romagna. È stato come sempre un importante momento di condivisione per commentare i numeri e le performance del 2022 generati sul territorio rispetto ai dati medi regionali e nazionali e confrontarsi sui grandi temi dell’attualità: innovazione e strategie per fare crescere i territori. Momenti necessari e fondamentali perchè aiutano a capire se c’è sviluppo, in quali settori e riflettere sui punti di forza e debolezza dell’economia locale nelle province di Rimini e Forlì-Cesena.

Moderato da Simona Branchetti, giornalista e scrittrice, i lavori sono stati aperti con i saluti di Carlo Battistini (foto) e  Maurizio Gardini, rispettivamente Presidente della Camera di Commercio della Romagna e della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì.

Sui temi di attualità sono successivamente intervenuti i sindaci. Per primo quello di Cesena, Enzo Lattuca; per il Comune di Rimini sul palco degli ospiti Juri Magrini, Assessore a Bilancio e Risorse Finanziarie; per Forlì il primo cittadino Gian Luca Zattini.

L’incontro è poi proseguito con due interventi da parte di Alberto Mingardi, politologo e docente all’Università IULM di Milano, su “Pubblico e Privato, differenti ma alleati per un nuovo modello di sviluppo”, e Roberto Battiston, professore ordinario di Fisica Sperimentale all’Università di Trento, ed ex Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, che ha approfondito il tema “La Space Economy per l’innovazione e lo sviluppo in Romagna”.

Carlo Battistini

Il PNRR e i dubbi sugli appalti.

Stroncato dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, lo schema di riforma del Codice dei contratti pubblici, recentemente approvato e in vigore dal 1° aprile 2023, prevede per i Comuni la possibilità di realizzare affidamenti diretti se l’importo dei lavori, servizi o forniture non supera i 150 mila euro. Due i principi cardine della riforma: il “principio del risultato”, inteso quale interesse pubblico primario del Codice medesimo, che afferisce all’affidamento del contratto e alla sua esecuzione con la massima tempestività e il migliore rapporto tra qualità e prezzo nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza; il “principio della fiducia” nell’azione legittima, trasparente e corretta della pubblica amministrazione, dei suoi funzionari e degli operatori economici. Il fine è quindi quello di rendere più fluide, efficienti ed efficaci le procedure di affidamento e gestione delle commesse, un tassello fondamentale nell’ambito dell’attuazione del PNRR.

Enzo Lattuca e Juri Magrini, al contrario di  Gian Luca Zattini, vedono nel provvedimento più ombre che luci. La novità più criticata riguarda la norma che rimuove il divieto di subappalto a cascata, aprendo alla possibilità che un subappaltatore possa, a propria volta, affidare in subappalto parte delle prestazioni affidategli.

“La partita sui subappalti e le modifiche al relativo Codice è molto complicata. C’è il rischio per la piccola impresa locale di non essere competitiva e di essere nelle mani della grandissima impresa e questo per il nostro territorio può diventare un problema per via della natura e delle dimensioni delle nostre aziende che a determinati prezzi potrebbero non partecipare alle gare”, ha dichiarato Juri Magrini -. Non è neanche un problema di tempi, che si possono recuperare all’inizio della procedura amministrativa. Con la rimozione del divieto di subappalto a cascata, potrebbe succedere che i lavori non siano fatti bene. I costi e i tempi per il recupero di un lavoro fatto male da un’azienda con caratteristiche non adeguate rischiano di compromettere il principio stesso della modifica del Codice. Su questi elementi starei molto attento perché a caduta c’è il tema della tenuta del sistema economico e sociale e del valore del lavoro, il lavoro sicuro. Quando si liberalizza all’estremo si rischia anche di andare incontro a situazioni che poi si ripercuotono sull’ente pubblico che fa l’appalto e che alla fine si trova con un lavoro eseguito male con tempi dilatati e infortuni e incidenti sul lavoro che creano altri problemi”.

La visione d’insieme.

Nel 2022, nel territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini), si sono registrati numerosi indicatori in terreno ampiamente positivo nonostante un anno caratterizzato da difficoltà straordinarie e impreviste: aumento delle imprese e delle localizzazioni, con livelli particolarmente elevati di imprenditorialità, netto incremento del valore aggiunto, miglioramento delle principali variabili relative al mercato del lavoro (occupazione e disoccupazione), riduzione delle ore autorizzate di Cassa integrazione, crescita della produzione industriale maggiore del trend regionale, aumento sostenuto delle esportazioni, buon incremento delle presenze turistiche.

Secondo gli scenari Prometeia aggiornati a gennaio 2023, nel complesso, l’area Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) ha fatto rilevare nel 2022 un incremento del valore aggiunto stimato al 4,0%, rispetto al +3,9% regionale e al +3,8% nazionale in un contesto generale nel quale le performance del nostro Paese sono state migliori di quelle medie dell’Area Euro.

Al netto delle incognite dovute alle dinamiche economiche e geopolitiche internazionali, le prospettive per il 2023 indicano un aumento del valore aggiunto stimato pari allo 0,5% (+0,5% anche per Emilia-Romagna, +0,4% per l’Italia).

L’analisi dettagliata.

Il territorio della Camera di Commercio della Romagna, ovvero le due province di Forlì-Cesena e Rimini, è sempre stato caratterizzato da una realtà imprenditoriale articolata, intraprendente e dinamica, che occupa un posto di assoluto rilievo nel tessuto produttivo regionale e nazionale. Accanto, infatti, a realtà imprenditoriali di rilievo internazionale, opera un numero elevato di piccole e medie imprese (il 92,5% delle imprese ha meno di 10 addetti) che svolgono un ruolo significativo nella creazione del valore.

In particolare, il territorio della Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) si caratterizza per una diffusa imprenditorialità, con 98 imprese attive ogni mille abitanti (Emilia-Romagna: 90, Italia: 87). Le elaborazioni, effettuate al 31/12/2022, riportano 100.741 localizzazioni (sedi e unità locali) registrate, di cui 90.327 attive; le imprese (sedi) registrate sono 81.501, di cui 71.657 attive. Nel confronto con il 31/12/2021 si riscontra una crescita, sia delle localizzazioni attive (+1,0%) sia delle imprese attive (+0,6%), in controtendenza alle dinamiche negative regionali (rispettivamente, -0,3% e -0,8%) e nazionali (nell’ordine, -0,2% e -0,7%). Tali variazioni comprendono i due Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio che a fine 2021 si sono uniti alla provincia di Rimini; al netto di tale componente esogena, la crescita delle localizzazioni attive sarebbe stata dello 0,7% e quella delle imprese attive pari a +0,2%. In termini di numerosità, assumono particolare rilievo le imprese artigiane attive (21.711 unità a fine anno), pari al 30,3% del totale (31,1% in regione, 24,7% a livello nazionale), con un incremento dell’1,2%; in crescita anche le imprese femminili (+0,8%, 21,3% del totale), le imprese straniere (+5,7%, 12,5%) e quelle giovanili (+2,0%, 6,9%).

Tra i settori di attività economica maggiormente significativi in termini di numerosità di imprese, il Commercio, che costituisce il 22,8% delle imprese attive, risulta in flessione annua (-1,0%), mentre il settore delle Costruzioni aumenta il proprio numero di imprese attive (+3,6%) e rappresenta il 15,6% del totale. Le imprese dell’Agricoltura, comparto caratterizzato da dinamiche e specificità particolari, che rappresentano il 12,0% delle imprese attive totali, sono diminuite dello 0,8%. A seguire, per incidenza, il settore “Alloggio e ristorazione” (10,4% sul totale), anch’esso in flessione (-0,7%). Il Manifatturiero, poi, che costituisce l’8,3% delle imprese, risulta sostanzialmente stabile (+0,1%) mentre le Attività immobiliari (8,2% del totale) registrano un aumento dell’1,8%. Si segnala, inoltre, la dinamica positiva dei settori “Altre attività di servizi” (incidenza del 4,6%, +0,6% annuo), “Attività professionali, scientifiche e tecniche” (incidenza del 3,9%, con una crescita del 4,1%) e del comparto dei Servizi di supporto alle imprese (tra cui noli e agenzie di viaggio), con un peso del 3,1% e dinamica del +2,7%. In diminuzione infine, dell’1,2%, le imprese del settore “Trasporto e magazzinaggio”, che incidono per il 3,0% del totale provinciale.

Con riferimento alla forma giuridica, più della metà delle imprese attive (il 54,2%) risulta costituita come impresa individuale, stabile rispetto al medesimo periodo del 2021; seguono le società di persone (22,0%), in flessione dell’1,1%, e le società di capitale (21,6%), in aumento del 4,2%.

In base ai principali indicatori dei bilanci aggregati delle società di capitali attive nel territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini), il sistema, nell’anno 2021 (ultimo dato disponibile), presenta una redditività netta media (ROE) pari al 7,7%, un ROI (redditività degli investimenti) pari al 3,8% e marginalità sulle vendite (ROS) pari al 5,2%. Per ogni euro di fatturato il sistema crea 22 centesimi di Valore aggiunto; il 60,0% della ricchezza generata dall’attività caratteristica delle imprese del territorio viene assorbito per la remunerazione del costo del lavoro. L’autofinanziamento della gestione tipica delle imprese in esame è pari all’8,7% dei ricavi di vendita, mentre la remunerazione dei debiti finanziari, per il tramite degli interessi passivi, pesa per lo 0,81% del fatturato. In merito alla struttura finanziaria, infine, il 44,6% delle fonti è patrimonio netto, mentre il rapporto tra debiti finanziari e mezzi propri si attesta a 1,16.

I principali indicatori ISTAT del mercato del lavoro, per l’area Romagna (Forlì-Cesena e Rimini), riportano i seguenti risultati nel 2022, in termini di media annua: tasso di attività (15-64 anni) pari al 71,6% (71,7% nel 2021), inferiore al dato regionale (73,5%) e maggiore di quello nazionale (65,5%); tasso di occupazione (15-64 anni) pari al 67,7% (67,0% nel 2021), minore del dato regionale (69,7%) ma superiore alla media nazionale (60,1%); tasso di disoccupazione (15 anni e oltre) pari al 5,1% (6,3% nel 2021), in linea con quello dell’Emilia-Romagna (5,0%) ma migliore del dato Italia (8,1%); tasso di disoccupazione (15-24 anni) pari al 19,2% (23,0% nel 2021), più alto rispetto a quello dell’Emilia-Romagna (17,3%) ma inferiore al dato Italia (23,7%).

Nel territorio Romagna, nel periodo gennaio-dicembre 2022, sono state autorizzate 5,9 milioni di ore di cassa integrazione guadagni, di cui l’81,0% di tipo ordinario, il 14,4% straordinario e il 4,6% in deroga; ben l’83,6% delle ore autorizzate ha riguardato il settore manifatturiero, il 4,4% i trasporti, il 4,2% le costruzioni e il 3,5% commercio. In termini di confronto annuo, si assiste a una decisa diminuzione delle ore di CIG autorizzate (-72,8%), inferiore, comunque, a quella regionale (-76,9%) e nazionale (-73,8%); nello specifico, il calo ha interessato tutte e tre le tipologie di CIG (ordinaria: -65,7%, straordinaria: -10,7%, in deroga: -96,0%).

Nel 2022 le esportazioni del territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) sono state pari a 7.550 milioni di euro, con un incremento del 13,2% rispetto al 2021, inferiore alla variazione regionale (+14,6%) e nazionale (+20,0%). Nello specifico, aumentano le esportazioni dei principali prodotti: +7,2% i macchinari e gli apparecchi meccanici (20,4% del totale), +7,3% i prodotti tessili, dell’abbigliamento e delle calzature (13,0%), +35,3% i mezzi di trasporto (10,8%), di cui +35,7% le navi e imbarcazioni (9,5%), +7,2% i prodotti in metallo (10,4%), +22,3% i prodotti alimentari e le bevande (8,4%), +6,6% gli apparecchi elettrici (6,8%), +18,5% gli articoli in gomma e materie plastiche (5,8%), +8,1% i mobili (5,8%), +3,5% i prodotti dell’agricoltura (5,7%) e +4,3% gli articoli sportivi (4,1%). I principali Paesi di destinazione delle esportazioni risultano, nell’ordine, la Francia (12,0% del totale), gli Stati Uniti (11,9%), la Germania (10,2%), il Regno Unito (6,1%), la Spagna (4,6%), la Polonia (3,9%) e i Paesi Bassi (3,2%); tutti i suddetti Paesi registrano aumenti, con i più alti che spettano, rispettivamente, agli Stati Uniti (+36,4%) e al Regno Unito (+35,1%). In decisa flessione, invece, l’export verso la Russia (-25,5%), causa sanzioni per la guerra in Ucraina.

I dati provvisori relativi al movimento turistico nell’anno 2022, per l’area Romagna (Forlì-Cesena e Rimini), rilevano un incremento annuo sia degli arrivi (4.549.105 unità), pari al +23,5%, sia delle presenze (19.992.977 unità), del +18,4%; aumento che caratterizza la clientela nazionale e quella estera, con quest’ultima che fa registrare le maggiori variazioni (+16,0% degli arrivi italiani e +9,6% delle presenze nazionali, contro +72,3% degli arrivi stranieri e +66,8% delle presenze estere). In tale contesto, i Comuni della riviera assorbono ben il 94,5% delle presenze complessive. La permanenza media (rapporto presenze/arrivi) è risultata pari a 4,4 giorni (4,6 giorni nel 2021): 4,2 giorni per i turisti italiani (4,5 nel 2021) e 5,1 giorni per gli stranieri (5,3 nel 2021).

In base ai dati sul credito, specificamente elaborati dalla Banca d’Italia di Bologna, al 31/12/2022, in provincia di Forlì-Cesena si riscontra un incremento annuo dei prestiti totali dell’1,0% (11.265 milioni di euro); nel dettaglio, si rileva un calo dei prestiti alle imprese (-1,7%) e un aumento verso le famiglie consumatrici (+5,4%). Calano, invece, i depositi dell’1,2% (12.576 milioni di euro a fine anno). Le sofferenze, 204 milioni di euro al 30/09/2022, registrano una decisa diminuzione (-48,6%). Il tasso di rischio del credito (1,8%), definito dal rapporto sofferenze/prestiti, pur in progressiva diminuzione, risulta maggiore di quello regionale (1,6%) e nazionale (1,5%). In provincia di Rimini, al 31/12/2022, si rileva un incremento annuo dei prestiti totali dello 0,8% (8.725 milioni di euro); nel dettaglio, si riscontra un calo dei prestiti alle imprese (-1,2%) e un aumento verso le famiglie consumatrici (+4,4%). Calano, invece, i depositi dell’1,0% (11.268 milioni di euro a fine anno). Riguardo alle sofferenze (197 milioni di euro al 30/09/2022), queste registrano una sensibile flessione (-32,3%). Il relativo tasso di rischio del credito (2,2%), in costante diminuzione, risulta però superiore sia a quello dell’Emilia-Romagna (1,6%) sia al dato Italia (1,5%).

Con riferimento alle start-up innovative, sulla base dei dati aggiornati al 01/02/2023, nel territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) sono presenti 147 start-up, che operano principalmente nei servizi (109 unità) e nell’industria/artigianato (27 unità); in termini tendenziali, si registra un calo del 9,3% (da 162 unità del 1/2/2022 a 147 unità del 1/2/2023), maggiore di quello regionale (-1,9%) e diversamente dalla variazione positiva nazionale (+0,7%).

Altro aspetto interessante è rappresentato dal sistema delle certificazioni. Nell’area Romagna, al 31/12/2022, le aziende certificate SA8000 (certificazione di responsabilità sociale d’impresa) risultano essere 35, cinque in più rispetto al 2021. Nel complesso, si registrano 1.891 certificazioni di impresa, con un incremento annuo del 5,6% (Emilia-Romagna: +6,7%, Italia: +10,7%). Il 63,1% delle certificazioni è ISO 9001 (certificazione di qualità), il 17,0% ISO 14001 (certificazione ambientale) e il 16,5% ISO 45001 (certificazione di sicurezza del lavoro).

In merito alla Green Economy, diretta espressione del concetto di sviluppo sostenibile, gli ultimi dati disponibili, aggiornati a settembre 2022, rilevano 1.123 imprese green (il 17,3% delle imprese green regionali); rispetto a settembre 2021 si registra una crescita del 2,5% (+3,0% in Emilia-Romagna). Più della metà delle imprese green si concentra nell’Agroalimentare (56,4% del totale); seguono, Ciclo rifiuti (6,4%), Energia rinnovabile ed efficienza energetica (6,4%), Mobilità (5,9%) e Gestione verde e igiene ambientale (4,2%).

Proseguendo, nel 2022, nella classifica relativa alle SmartCity di ForumPA, elaborata sull’indice di trasformazione digitale su 108 comuni, le tre città della Romagna si collocano rispettivamente al 15° posto (Rimini), 20° posto (Cesena) e 48° posto (Forlì). Nell’ambito dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Agenda ONU 2030), sulla base degli ultimi dati, aggiornati a novembre 2022 (report FEEM – SDSN Italia), il comune di Forlì ha una percentuale complessiva di raggiungimento degli obiettivi (media semplice della somma di tutti gli obiettivi) che si attesta al 59,6% mentre Rimini al 56,8%. Importante, poi, è il tema della “Qualità della vita”, dove, secondo l’indagine 2022 del Sole 24 Ore su 107 province italiane, Forlì-Cesena si colloca al 34° posto e Rimini al 46°.

Secondo gli scenari previsionali di Prometeia aggiornati a gennaio 2023, nel complesso, l’area Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) ha fatto rilevare nel 2022 un incremento del valore aggiunto stimato al 4,0%, rispetto al +3,9% regionale e al +3,8% nazionale, in un contesto generale nel quale le performance del nostro Paese sono state migliori di quelle medie dell’Area Euro.

Al netto delle incognite dovute alle dinamiche economiche e geopolitiche internazionali, le prospettive per il 2023 indicano un aumento del valore aggiunto stimato pari allo 0,5% (+0,5% anche per Emilia-Romagna, +0,4% per l’Italia).

Il Gruppo Teddy, che controlla i marchi Terranova, Rinascimento, Calliope, Kitana e QB24Teddy, tra i leader internazionali nel settore dell’abbigliamento, è tra le 16 aziende vincitrici per la prima volta della quinta edizione del Best Managed Companies Award, il premio per le eccellenze imprenditoriali promosso da Deloitte Private, con la partecipazione di ALTIS Università Cattolica del Sacro Cuore, ELITE-Gruppo Euronext e Confindustria Piccola Industria.

Nell’assegnare il premio sono stati valutati sette fattori di successo: “Strategia”, “Competenze e innovazione”, “Impegno e Cultura aziendale”, “Governance e misurazione delle performance”, “Sostenibilità”, “Filiera” e “Internazionalizzazione”.

Il premio è stato assegnato da una giuria di esperti composta da: Fabio Antoldi, professore ordinario di Strategia aziendale presso ALTIS Università Cattolica del Sacro Cuore; Renato Goretta, membro del Consiglio di Presidenza Nazionale di Piccola Industria di Confindustria; Marta Testi, CEO di Elite-Euronext. La cerimonia di premiazione si è svolta martedì 4 ottobre a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana-Euronext.

“Questo premio ci fa molto piacere perché giunge al termine di un periodo molto complesso in cui non esistevano ricette consolidate per la gestione d’impresa delle aziende retail. Si tratta sicuramente di un riconoscimento per il lavoro di tutti i collaboratori del Gruppo” – ha affermato Alessandro Bracci, Amministratore Delegato di Teddy (foto). “Abbiamo trovato una nostra strada che ha tratto linfa dal nostro modo di essere, dalla nostra cultura aziendale e dalla straordinaria passione e dedizione dei nostri collaboratori. Questo ci ha consentito di continuare a ritmi sostenuti l’espansione dei punti vendita e di concentrarci su digitale e sostenibilità, due nuovi importanti capitoli della nostra storia che ci stiamo dedicando a sviluppare“.

Nel 2022 sono 79 le “Best Managed Companies” (BMC) premiate da Deloitte Private. Presenti da Nord a Sud, le BMC sono più numerose in Lombardia (28% del totale), Emilia-Romagna (16%) e Piemonte (13%). Il 53% delle BMC sono imprese del settore manifatturiero. Metà delle aziende sono a conduzione familiare, una su 10 è quotata in Borsa e il 18% è partecipata da un fondo di Private Equity.

Gruppo Teddy: i dati della crescita 2021

Il Gruppo, che ha affrontato con determinazione le sfide poste dalla pandemia del Covid-19, nel 2021 ha avuto ricavi consolidati pari a 540,2 mln (+9,3% rispetto al 2020). Sul fronte della redditività, l’EBITDA Adjusted (considerando cioè l’effetto dei cambi di valuta) nel 2021 è cresciuto del 61,9% pari a 60 mln rispetto a 37,1 del 2020 (incidenza sul fatturato in deciso aumento a 11,1% vs 7,5% del periodo precedente). Prendendo in considerazione anche il margine lordo realizzato nei punti vendita dei clienti, sia Affiliati che Multimarca, il valore a prezzi retail (Iva compresa) delle vendite dei prodotti nel mondo ha raggiunto circa 920 mln. 120 aperture le nuove aperture nel 2021 rispetto alle 94 inizialmente previste, con una view globale, dall’Austria alle Filippine.

ELENCO COMPLETO DELLA AZIENDE PREMIATE.

«Quest’anno – ha dichiarato Andrea Restelli, Partner di Deloitte e responsabile Italia del programma Best Managed Companies – abbiamo premiato 79 realtà italiane che hanno dimostrato eccellenti capacità manageriali in uno scenario internazionale straordinariamente complesso in cui, sin dai primi mesi del 2021, si sono manifestati numerosi ostacoli alla crescita. Oltre agli impatti della pandemia sulle propensioni al consumo e sulla supply chain, gravata da dif¬ficoltà nell’approvvigionamento di semilavorati e da interruzioni nel sistema dei trasporti, abbiamo assistito al rafforzamento delle pressioni inflazionistiche, che hanno raggiunto livelli record e inciso sulle performance aziendali. Anche in questo contesto le aziende premiate hanno dimostrato capacità di reazione, innovazione e mantenuto standard di eccellenza assoluti»

Le aziende vincitrici del Best Managed Companies Award 2022 sono: Alma Petroli, Alpac, Andriani, Beautynova, Beta 80 Group, Biesse, Calligaris Group, Callipo Conserve Alimentari, Candioli Pharma, Convergenze, Custom, D’Amico D&D Italia, Damiano, DIESSE Diagnostica Senese, Ebano, ECOPACK, Elettronica, Enegan, Epta, Essetre, Eurofork, F.lli Ibba, Fantini Group, Faravelli, Farmol, Ferrari Group, Ferrari Trento, FiloBlu, Flash Battery, Florim, Fluid-o-Tech, Franchi Umberto Marmi, Friul Intagli Industries, Gessi, Gibus, Giorgetti, Gruppo Alfaparf Milano, Gruppo Fervo, Gruppo SGR, Gruppo Teddy, Intesi Group, Irritec, Italian Design Brands, L.M.A., Laica, Lincotek Group, Logistica Mediterranea, Lombardini22, Magazzini Gabrielli, Manuli Ryco Group, Marazzato Soluzioni Ambientali, Master Italy, Molteni&C, MOVI, Mutti, Landoll (Nashi), NT Food, NTE Process, NWG Energia, Opocrin, OVERMACH, Pietro Fiorentini, PQE Group, Raselli Franco, RDR, Readytec, ROELMI HPC, SABAF, San Marco Group, Sanlorenzo, SCM Group, SECO, TAPÌ, Tecno, TESI Group, TESYA Group, Unox, Vici & C., Webranking.

I giovani ci credono e ci provano. Però devono essere sostenuti, anche in maniera mirata rispetto ai settori. Cosi ha detto Roberto Albonetti (foto), Segretario generale della Camera di commercio della Romagna. “Considerato che i giovani non dispongono di grandi liquidità, è fondamentale anche il sostegno finanziario, in particolare con finanziamenti a tasso zero o contributi a fondo perduto. Infine, occorrono interventi che favoriscano il fare impresa dei giovani nei vari settori manifatturieri. La percentuale di giovani imprenditori operanti nel settore manifatturiero, infatti, risulta bassa, ma se la ripresa economica deve passare necessariamente da un forte rilancio industriale dell’economia italiana, è opportuno che tale rilancio tragga un contributo importante anche dalla componente imprenditoriale giovanile”.

LA SITUAZIONE

Sulla base dei dati censiti dalla Camera di Commercio della Romagna al 31 dicembre 2021 nel territorio di Forlì-Cesena e Rimini si contano 4.872 imprese giovanili attive, che costituiscono il 6,8% del totale delle imprese attive, con un livello leggermente inferiore al dato regionale (7,3%) e nazionale ( 9,2%).

Nel confronto con il 31 dicembre 2020 si riscontra un aumento delle imprese giovanili del 3,0%.

I principali settori economici sono Commercio (27,9% delle imprese giovanili), Costruzioni (16,7%), Alloggio e ristorazione (13,2%), Agricoltura (7,0%), Altre attività di servizi (prevalentemente servizi alle persone) (6,3%), Industria Manifatturiera (5,8%), Attività professionali, scientifiche e tecniche (4,8%) e Noleggio, agenzie viaggio e servizi alle imprese (4,3%).

In termini di variazione annua si registra un +7,5% nelle Costruzioni, +0,3% nell’Agricoltura, +6,0% nel Manifatturiero, +18,4% nelle Attività professionali, scientifiche e tecniche e +12,3% nel settore Noleggio, agenzie viaggio e servizi alle imprese. In calo, invece, Commercio (-0,4%), Alloggio e ristorazione (-1,7%) e Altre attività di servizi (-4,0%).

Le imprese giovanili con la maggior incidenza percentuale sul totale delle imprese attive appartengono ai seguenti settori: Attività finanziarie e assicurative (10,3%), Noleggio, agenzie viaggio e servizi alle imprese (9,6%), Altre attività di servizi (9,4%), Attività professionali, scientifiche e tecniche (8,7%), Alloggio e ristorazione (8,6%), Informazione e comunicazione (8,4%) e Commercio (8,2%).

Riguardo alla natura giuridica, la maggior parte delle imprese giovanili sono imprese individuali (74,9% del totale), seguite, a distanza, dalle società di capitale (15,9%) e società di persone (8,5%); nel confronto con l’anno precedente crescono le imprese individuali (+3,2%) e le società di capitale (+4,6%) mentre calano le società di persone (-1,4%).

LA DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE

Sfiorano le 110 mila unità le imprese presenti in Romagna (109.751). Più precisamente sui territori di Rimini e Forlì-Cesena al 31/10/2021 risultano attive 71.362 imprese (sedi), in aumento rispetto al 31/10/2020 (+1,0%). L’imprenditorialità è particolarmente diffusa: 97 imprese attive ogni mille abitanti (89 in Emilia-Romagna, 87 in Italia). I principali settori di attività economica del territorio Romagna sono quelli afferenti ai Servizi (27,1% del totale delle imprese attive), il Commercio (23,1%), le Costruzioni (15,1%), Agricoltura e pesca (12,2%), Alloggio e ristorazione (10,6%) e l’Industria Manifatturiera (8,4%).

Per quanto riguarda Ravenna a fine dicembre 2021 lo stock complessivo delle imprese registrate a Ravenna ammontava a 38.389 unità e si registra un tasso di crescita relativa, rispetto all’anno della piena pandemia, pari a +0,27% (+0,76% mediamente in Emilia-Romagna e +1,42% in Italia). Dal punto di vista delle dinamiche settoriali, crescono l’edilizia (+144 il saldo totale dello stock rispetto al 2020), il cui trend risente positivamente della performance dell’artigianato (+107 unità) ed è il comparto che cresce di più. In aumento anche il complesso dei servizi orientati alle imprese (+143), di cui +64 unità per le attività immobiliari, +34 per quelli professionali e scientifiche, +35 per il noleggio, agenzie viaggio e servizi di supporto e +10 aziende nel campo dell’ICT. Segno più anche per il credito (+3 unità).

L’obiettivo è estremamente ambizioso ed è nelle mani degli attuali amministratori delle province di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna con il Comune di Rimini capofila di progetto. Il partenariato territoriale denominato Romagna Next, è finanziato dal bando MediAree “Next Generation City” di ANCI.

I NUMERI

La Romagna di estende su un’area di oltre 5 mila kmq, con 73 Comuni con più di 1 milione di residenti. Un’area “che mira a riposizionarsi a livello nazionale e internazionale come terra del ben-vivere e del benessere inteso a 360°, a cominciare dalla salute delle persone, progettando in maniera partecipata il proprio futuro assieme alle proprie comunità”.

Il Comitato Istituzionale di progetto si è insediato a Rimini giovedì 18 novembre (foto). Oltre ai 3 comuni capoluogo più Cesena, fanno parte di questo iniziale partenariato i Comuni di Santarcangelo di Romagna, Misano Adriatico, Cattolica, Cesenatico, Bertinoro, Predappio, Tredozio, Cervia, Russi, le Unioni dei Comuni Bassa Romagna, Romagna Faentina, Valle del Savio, Rubicone e Mare, le Province di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna, le Camere di Commercio della Romagna e di Ravenna, la Regione Emilia-Romagna e l’Università di Bologna, con i suoi quattro Campus romagnoli.

Alla seduta di insediamento del Comitato Istituzionale sono intervenuti i Sindaci di Rimini, Jamil Sadegholvaad, di Ravenna, Michele de Pascale, anche in veste di Presidente della Provincia di Ravenna e quale delegato della Camera di Commercio di Ravenna, di Forlì, Gian Luca Zattini, di Cesena, Enzo Lattuca, il Presidente delle Provincia di Rimini, Riziero Santi, la Presidente f.f. della Provincia di Forlì-Cesena, Cristina Nicoletti, il Presidente della Camera di Commercio della Romagna, Alberto Zambianchi e il neo Rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari, alla sua prima visita pubblica a Rimini.

All’insediamento del Comitato Istituzionale seguirà, nei prossimi giorni, quella del Board Tecnico Romagna Next, che riunirà i delegati tecnici di tutti gli Enti partner insieme con gli stakeholder che già operano a livello di area vasta Romagna (dalla AUSL della Romagna a Visit Romagna, da Agenzia Mobilità Romagna a Romagna Acque), oltre ad altri soggetti territoriali che spaziano dalle Fiere all’Autorità portuale, da ART-ER a Unioncamere.

La sperimentazione del percorso di pianificazione strategica di area vasta Romagna avverrà attraverso un mix di azioni di governance, formazione e coaching, partecipazione e coprogettazione. Il lavoro produrrà progetti di area vasta concepiti di concerto tra istituzioni pubbliche e stakeholder privati, in materia di salute, energia, logistica e infrastrutture, cultura e turismo, impresa e lavoro, e altri temi cardine per l’attrattività territoriale.

Uno specifico studio di fattibilità verrà, inoltre, condotto su un progetto pilota a particolare valenza strategica, che verterà sulla combinazione tra ambiente (inteso non solo come tutela del paesaggio ma come qualità e salubrità del contesto di vita delle persone) e salute (intesa in chiave di prevenzione delle malattie, organizzazione dei servizi ed “educazione sanitaria” della popolazione).

L’economia in Romagna: bene le start up innovative (+11,6%).

Con la riforma (incompiuta) relativa al funzionamento ed i compiti delle Camere di commercio in Italia, tra gli enti di Rimini e Forlì-Cesena la fusione è avvenuta con decorrenza 1° gennaio 2017. Al momento rimane fuori quella di Ravenna. Pertanto non esiste un rapporto economico unico e aggregato per le tre province.

Ecco quindi i principali dati economici di Rimini e Forlì-Cesena (fonte: Rapporto Economico 2021 della Camera di Commercio della Romagna). Nel 2019 la stima del valore aggiunto nominale (dati Istituto Tagliacarne) del territorio Romagna è stata pari a 21,3 miliardi di euro (+1,4% sul 2018), mentre il valore aggiunto nominale pro capite ammontava a 28.954 euro.

Al 31/05/2021 risultano attive 70.832 imprese (sedi); l’imprenditorialità è particolarmente diffusa: 97 imprese attive ogni mille abitanti (90 in Emilia-Romagna, 87 in Italia). I principali settori di attività economica del territorio Romagna sono quelli dei Servizi (26,9% del totale delle imprese attive), il Commercio (23,3%), le Costruzioni (14,9%), Agricoltura e pesca (12,3%), Alloggio e ristorazione (10,5%) e l’Industria Manifatturiera (8,4%).

Al 29 novembre 2021 le start-up innovative del territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) sono 163 e operano principalmente nel macrosettore dei servizi (121 unità) e nell’industria/artigianato (31 unità); in termini di variazione annua, si registra un incremento dell’11,6% (da 146 unità del 30/11/20 a 163 unità del 29/11/21), simile a quello regionale (+11,7%) ma inferiore alla variazione nazionale (+19,0%).